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giovedì 31 gennaio 2013

Sirena o Balena ?

 

sirena-o-balenaQualche tempo fa, all'entrata di una palestra, si poteva vedere un cartello con la foto di una ragazza dal fisico spettacolare con su scritto: "Quest'estate, preferite essere una sirena o una balena?"
Si racconta che una donna, della quale non conosciamo l'aspetto fisico, rispose a questa domanda nel seguente modo: "Egregi signori, le balene sono sempre circondate di amici (delfini, foche, uomini curiosi), conducono una vita sessuale molto attiva e accudiscono i propri piccoli con molto affetto.
Si divertono come matte con i delfini e mangiano gamberi fino a strafogarsi.
Nuotano tutto il giorno e viaggiano verso luoghi fantastici come la Patagonia, il mare di Barens o le barriere coralline della Polinesia.
Cantano magnificamente e in alcuni casi incidono dei CD.
Sono animali impressionanti e molto amati, difesi e ammirati in tutto il mondo.
Le sirene non esistono, ma se esistessero, farebbero la fila nello studio di un psicologo, in seguito ad un problema di sdoppiamento della personalità: donna o pesce?
Non avrebbero alcuna vita sessuale nè potrebbero avere figli.
Sarebbero affascinanti, certo, ma solitarie e tristi.
E inoltre, chi vorrebbe accanto una ragazza che odori di pesce?
Senza dubbio, preferisco essere una balena!"

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domenica 27 gennaio 2013

Monte Dei Paschi di Siena: la resa dei conti

Caso MPS: storia, sviluppi e conseguenze dello scandalo che ha travolto la banca più antica del mondo.

SCRITTO DA FABRIZIO TORELLA - dA il numero zero.com


La banca più antica al mondo ancora in attività torna al centro del dibattito politico, dopo la serie di crolli del titolo azionario in Borsa dei giorni scorsi e le dimissioni del Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI)Giuseppe Mussari il quale, fino all’aprile scorso, era anche Presidente dell’Istituto senese. Intanto, è di ieri la notizia bomba di una maxi-tangente, 2 miliardi di euro, che rappresenta il culmine di una situazione trascinata al parossismo sotto gli occhi di tutti.
Il caso è complesso e va analizzato da diverse prospettive. I fattori in causa sono molteplici così come gli attori coinvolti nella fitta rete di relazioni improprie, gestioni dissennate, sistemi di potere, connivenze a tutti i livelli. L’elemento caratterizzante le tessere di questo intricato puzzle è la generale indifferenza nei confronti del bene pubblico.
Intanto, confidando sulla superficiale conoscenza dei fatti di un’opinione pubblica che si pensa oggetto passivo di ogni proclama populista, sguazza il “teatrino della politica” (Politica è altra cosa) che spara cifre e attribuisce colpe a destra e manca: tanto la verità è sempre relativa, e i numeri hanno ormai smarrito quell’unico valore di certezza a cui ci affidavamo.
Partiamo con ordine.
Le banche sono delle società per azioni che fanno profitto come qualsiasi altra azienda. La loro importanza è tuttavia strategica, perché il sistema economico generale si regge sul debito. Per aprire una piccola attività commerciale, per comprare la casa di proprietà, per pagare la ristrutturazione del negozio, si va in banca e si chiede un prestito. Le industrie si rivolgono agli istituti di credito per pagare i fornitori di materie prime, in attesa di incassare dalla vendita del prodotto finito, e così via in una catena senza fine da cui nessuno è escluso. Gli stessi Stati si indebitano – e neanche poco- per far fronte agli impegni della spesa pubblica.
In tutto questo chi ci guadagna sono sempre le banche.
Fino a qualche decennio fa, le grandi banche italiane erano per lo più di proprietà pubblica o, comunque, con una forte presenza dello Stato nel pacchetto di maggioranza. Inevitabile quindi l’intreccio tra finanza e politica.
A un certo punto, quando la Comunità Europea diventa una solida realtà, nonostante i suoi limiti, le norme comunitarie impongono la tendenziale privatizzazione dell’economia, tra cui il settore bancario. L’Italia, cerca di adeguarsi con la legge Amato-Carli del 1990. Come spesso accade nel nostro Paese, si sceglie una soluzione ambigua che lascia ampi margini di sopravvivenza allo stato di cose precedenti. L’allora Governatore della Banca d’Italia, pensa bene di ritirare fuori dal cilindro della storia le fondazioni bancarie, nate nell’ottocento col nome di casse di risparmio, che avevano lo scopo di sostenere le classi sociali in difficoltà e rilanciare l’economia: niente a che vedere con i fini prettamente speculativi delle banche.
Così, le vecchie banche pubbliche vengono divise in due parti: da un lato le fondazioni bancarie, soggetti pubblici proprietari di maggioranza della banca ma che, sulla carta, non possono esercitare direttamente attività bancaria. Dall’altra, le società di gestione del credito, soggetti privati che svolgono l’attività propriamente bancaria.
I vertici della fondazione sono nominati dagli enti locali, Province e Comuni. Alla luce della normativa quindi, la presenza della politica è legittima se non inevitabile– a scanso di equivoci con quanto ipocritamente denunciano gli urlatori dell’ultim’ora.
Nel 1999, una nuova Legge Amato, dal nome del suo firmatario, ritorna su quanto regolato in precedenza definito adesso dallo stesso creatore, “mostro giuridico”. D’ora in poi, le fondazioni bancarie dovranno cedere il controllo che hanno sugli istituti di credito (che possiamo tranquillamente chiamare banche) vendendo le quote di maggioranza, e diventare così enti di diritto privato con finalità esclusivamente no profit, da perseguire con i capitali derivanti dalla vendita. La legge Tremonti del 2001 torna sull’argomento, ribadendo che le fondazioni bancarie devono trasformarsi in soggetti privati senza fine di lucro.
E arriviamo ai nostri giorni.
Molte delle fondazioni bancarie continuano a detenere la proprietà delle banche, come nel caso della fondazione Monte dei Paschi. Nonostante l’omissione di quanto stabilito dalla normativa vigente, proprietà e gestione dell’attività bancaria almeno dovrebbero rimanere completamente separate. Questo in un mondo ideale.
Lo scontro politico in corso, riguarda in particolare questo aspetto: la Provincia di Siena è attualmente governata da una maggioranza di sinistra che ha nominato i vertici della fondazione, la quale a sua volta, ancora controlla la Banca del Monte dei Paschi di Siena e decide le cariche manageriali.
La colpa diventa dolo, quando i manager scelti -più o meno direttamente- operano con incompetenza e “irresponsabilità” fino alla fraudolenza, danneggiando seriamente i bilanci societari. Se la terza banca del Paese vacilla, le conseguenze si ripercuotono sull’equilibrio generale (ricordiamoci la funzione strategica delle banche nel nostro sistema). E’ costretto allora a intervenire lo Stato (ne siamo sicuri?) per porvi rimedio. Lo fa attraverso i cosiddetti Tremonti Bond: in pratica, lo Stato presta soldi, pubblici, alla banca in difficoltà. Nessuno sperpero di denaro pubblico, dichiarano i fautori di questo tipo di intervento perché, sostengono, quando la banca tornerà in buone condizioni (dove sta scritto?) restituirà quanto dovuto con un lauto interesse, circa il 10 % ( e lo chiamano aiuto).
Veniamo alle accuse rivolte alla gestione dell’ex Presidente di MPS, Giuseppe Mussari -in cui oggi si inserisce prepotentemente la vicenda della mega tangente- e al sistema di potere che lo ha sostenuto fino alla sua nomina alla Presidenza dell’ABI, ratificata dall’allora ministro Tremonti.
Nel 2007, MPS compra la Banca Antonveneta dalla spagnola Santander. La paga oltre 9 miliardi di euro per un valore invece accertato di 7. La Banca d’Italia vigila a modo suo e acconsente all’operazione,obbligando però MPS a ricapitalizzarsi emettendo obbligazioni (quindi a indebitarsi), con i cosiddetti bond fresh a un tasso d’interesse molto alto. Benzina sul fuoco.
MPS continua a cucire toppe su toppe, compra e rivende titoli derivati alla banca giapponese Nomura. I derivati sono strumenti finanziari il cui valore dipende da quello di altre cosiddette commodities: compro una cosa a 10 con la previsione che il suo valore aumenti in futuro per poi rivenderla a 11. Se questo non si verifica ma al contrario il valore scende, il derivato diventa tossico e l’acquirente si ritrova con un pugno di mosche. Si potrebbe andare più nel dettaglio, ma nella sostanza è stata una partita a perdere.
Torniamo ai 9 miliardi pagati per Antonveneta, che non vengono traferiti a Santander tutti in una tranche. Curiosamente, i 2 miliardi di differenza rispetto al valore reale accertato, sono depositati in una banca inglese a disposizione degli spagnoli, per essere poi rimpatriati a poco a poco in Italia – secondo quanto emerso dall’inchiesta in corso-approfittando di scudi fiscali e leggi ammorbidite, varati dai governi all’ora in carica (ogni schieramento si prenda le sue responsabilità!).
I risvolti futuri di questa vicenda sono imprevedibili. Gli attuali vertici della banca senese, che ieri hanno presieduto l’assemblea straordinaria dei soci, minimizzano. Il Presidente Profumo ha risposto piccato agli strali di Grillo che lo esorta a dimettersi per manifesta inadeguatezza.
Tutti attaccano tutti nella speranza di alzare un polverone che renderà difficile riconoscere le precise responsabilità.
Mentre si prospetta la nomina di un commissario che faccia chiarezza sui conti, in attesa che le indagini sulla maxi-tangente facciano il loro corso, i risparmiatori tremano, la Borsa trema, la politica trema, il Paese vacilla.

fonte : IL NUMERO ZERO.COM

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Tutto quello che non dovete sapere - Parte 2


Tutte le colpe che Monti nega di avere, addossandole a qualcun altro

di Salvatore Tramontano da Ilgiornale.it


Un premier a sua insaputa. Mario Monti non sa, non ricorda, non c’era e se c’era dormiva. Per tutti questi lunghi mesi di governo si deve essere smarrito sulla luna, guar­da­ndo le cose dall’alto e con un certo distacco dal­le meschine
I tecnici probabil­mente sono bravi sulla carta, ma la realtà li infasti­disce, soprattutto se non coincide con l’opinio­ne che hanno di se stessi. È per questo che Monti si incattivisce non appena qualcuno gli chiede conto delle sue scelte. Per esempio non sopporta domande sulla candidatura di Alfredo Monaci, fi­no a pochi giorni fa pezzo grosso del Monte dei Paschi di Siena. Chi lo ha candidato? Boh, Monti no, lui non ne sapeva nulla. «È una scelta del terri­torio », dice. Magari sarà stato il Pd. Vai a saperlo. L’unica cosa certa è che Monti ha salvato l’Italia dalla bancarotta. Questo è il suo tantra, il suo van­gelo, la verità fondamentale che non si può mettere in di­scussione. Tutto il resto, quello che non si sa, il disastro di un Pa­ese che boccheggia e bestem­mia per arrivare a fine mese non sono affari del premier. Monti ti dice che l’operazione è riuscita, se poi il paziente è morto, pa­zienza, sarà colpa sua, o di chi passava da quelle parti per ca­so. La riforma del lavoro appe­na abbozzata e dagli effetti in­certi? È solo colpa della Forne­ro, che oltretutto è la prima a confessare di aver giocato all’ap­prendista stregone. Se poi la For­nero sta­al governo ci deve esse­re arrivata da clandestina e in ne­ro. Le tasse? È colpa degli italia­ni che non sanno apprezzarle come dovrebbero. L’Imu sulla prima casa? È stato Tremonti, Monti in cuor suo voleva tassa­re solo le chiese. Gli esodati? Mi­ca è colpa del governo, ma di quei pensionandi che si erano nascosti così bene che se li sono dimenticati. Le riforme? È quel­la sciagurata della Camusso che le ha fatte saltare. L’allean­za con Fini e Casini? Sono loro che si sono alleati con Monti, co­me certi imbucati che si presen­tano alle feste e poi si portano dietro cognati e parentado.L’oc­chio di riguardo verso le ban­che? Una svista. La spending re­view non fatta? È che non aveva le forbici. La fase due, quella del­lo sviluppo? Monti voleva farla, ma poi ha perso gli appunti. Di­re a quelli che hanno meno di quarant’anni che ormai sono bruciati e non si può fare più nul­la per loro? Un atto di pietà co­me l’ultima pallottola al cavallo azzoppato.
L’unica cosa di cui si assume la responsabilità è aver dimez­zato lo spread. Peccato che in questa fiera del «me ne lavo le mani» sia anche l’unica cosa che non dipenda da lui.

FONTE : Il Giornale.it – 27/01/2013



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lunedì 7 gennaio 2013

Tutto quello che non dovete sapere - parte 1

INTRODUZIONE
IO CONSIGLIO LA LETTURA INTEGRALE DI QUESTI ARTICOLI CREDO CHE POTRANNO AIUTARCI AD APRIRE VERAMENTE GLI OCCHI, O QUANTO MENO A SUSCITARE LA NOSTRA CURIOSITA’ PER CERCARE POI ALTRE INFORMAZIONI SUL WEB DI QUELLO CHE STA ACCADENDO DAVVERO NELLA NOSTRA
POVERA ITALIA …
SPERO DI ESSERE UN MEZZO PER APPROFONDIRE LA VOSTRA REALE COSCIENZA E CONOSCENZA
CON AFFETTO E SENZA NESSUN INTERESSE O SCOPO …
SINCERAMENTE …
luca

Poveri Italiani, poveri Noi, Poveri grillini, ancora non avete capito che grillo e' manovrato dai veri poteri forti sovranazionali che da anni pensavano di sostituire Berlusconi con un cagnolino (monti). Monti siede con Sassoon in molti organismi sovrazionali tipo bildenberg. in Italia questi club fanno riferimento a Monti-Prodi-De Benedetti-Sassoon-Casaleggio. Grillo + Casaleggio (della CASALEGGIO ASSOCIATI SRL composta da 5 SOCI = MOV. 5 STELLE) + Sassoon era socio fino a settembre 2012). svegliatevi grillini!!!!!!. SVEGLIA!!!!!! non fatevi incantare dalle sirene di qualche RAGAZZO ONESTO che milita nel mov.5stelle, chi comanda e chi comanderà li' e' feccia, Casaleggio manovrera' le candidature x mettere in Parlamento suoi adepti, a Casaleggio non gli servono i rimborsi, x quello che li rifiuta, e' foraggiato dall'estero!!!!!!! . Purtroppo da apolitico e da non simpatizzante, MA da lettore di economia internazionale, ad oggi spero che Berlusconi riprenda la forza, è l'unico in grado di contrastare i poteri forti.. Stava spaventando con le alleanze con Russia e Libia, avrebbe crato un'Italia più autonoma, ma qualcuno a preferito farlo fuori... qualcuno che sta portando e porterà l'Italia nelle condizioni della Grecia e Argentina per farci diventare schiavi della Germania e di organismi sovranazionali.

Il Club Bilderberg : ecco la lista dei partecipanti italiani!

Di Matteo Vitiello
In quale girone dell’inferno dantesco andranno a finire queste anime prave? Guardate, sinceramente, penso che per questa feccia italiana sia addirittura troppo lusinghiero andare ad occupare un posto nella magnificenza dell’opera letteraria per antonomasia.
Ipocriti, falsari, traditori e violenti. I politici: non dicono la verità ai cittadini italiani e, nonostante il loro dovere di uomini politici sarebbe quello di rappresentare e servire il popolo, lo ingannano. Banchieri: creano e sperperano il denaro per dominare e controllare. Imprenditori violenti: Finmeccanica, Fiat, Pirelli, Olivetti, Ferruzzi, Alenia, Selex, Fincantieri, Confindustria… sono tra i primi dieci nella scala mondiale di produttori d’armi! …e poi si comportano da puritani, protetti dal Vaticano….
Di seguito trovate tutti i partecipanti della nostra nobile Italia alle diverse riunione di Gruppo Bilderberg, dal 1954 al 2011.
In attesa della riunione del 2012, che secondo le fonti più attendibili si svolgerà in Israele, vi ricordo i punti fondamentali che contraddistinguono gli obiettivi a lungo termine del Bilderberg. Vi aiuterà a capire il perché di tanta segretezza e di tante bugie da parte di banchieri, imprenditori, politici e giornalisti corrotti.
1. Un’identità internazionale: distruggere l’identità nazionale, cioè depauperare la sovranità degli Stati (come sta accadendo sotto i nostri occhi, ndr), per stabilire valori universali obbedienti ad un unico governo mondiale.
2. Un controllo centralizzato della popolazione
3. Una società a crescita zero
4. Uno stato di disequilibrio perpetuo
5. Un controllo centralizzato dell’educazione
6. Un controllo centralizzato di tutte le politiche nazionali ed internazionali
7. La concessione di un maggior potere alle Nazioni Unite
8. Un blocco commerciale occidentale
9. L’espansione della NATO
10. Un sistema giuridico unico
11. Uno stato di benessere socialista.
1954 Oosterbeek, Olanda
Alcide De Gasperi
Raffaele Cafiero (senatore)
Giovanni Malagodi (parlamentare)
Alberto Pirelli (Amm. delegato Pirelli)
Pietro Quaroni (Ambasciatore italiano in Francia)
Paolo Rossi (parlamentare)
Vittorio Valletta (Presidente Fiat)
1955 Barbizon, Francia e Garmisch-Partenkirchen, Germania Ovest - irreperibile
1956 Fredensborg, Danimarca – irreperibile
1957 St Simons Island, Georgia, USA
Amintore Fanfani (Ministro Esteri)
Longo Imbriani (BNL)
Giovanni Malagodi (Presidente Senato)
1958 – Palace Hotel, Buxton, Inghilterra
Giovanni Agnelli
Guido Carli (Direttore Banca d’Italia)
Giovanni Malagodi (presidente del Senato)
Alberto Pirelli (Presidente Gruppo Pirelli)
Pietro Quaroni (Presidente RAI)
1963 – Cannes, Francia
Alighiero De Micheli (Presidente Confindustria)
Aurelio Peccei (Direttore Generale Italconsult)
Mario Pedini (parlamentare)
Alberto Pirelli (Presidente Gruppo Pirelli)
Pietro Quaroni (Ambasciatore in Gran Bretagna)
Vittorino Chiusano (nobile, nipote del vescovo Paolo Maurizio Caissotti di Chiusano, membro consiglio amministrazione Juventus)
1964 – Williamsburg, Virginia, USA
Giovanni Agnelli
Ugo La Malfa (parlamentare)
Ettore Lolli (Manager BNL)
Franco Malfatti (Sottosegretario Ministro dell’Industria e del Commercio)
Aurelio Peccei (Direttore Generale Italconsult)
Giovanni Scaglia (parlamentare Democrazioa Cristiana)
Paolo Vittorelli (senatore)
Vittorino Chiusano (nobile, vedi 1963)
1965 – Villa D’Este, Lago di Como
Giovanni Agnelli (FIAT)
Manlio Brosio (Segretario Generale NATO)
Guido Carli (Direttore Banca d’Italia)
Eugenio Cefis (parlamentare)
Ugo La Malfa (parlamentare)
Giovanni Malagodi (parlamentare)
Mario Pedini (parlamentare e membro P2)
Giuseppe Petrilli (Presidente IRI)
Leopoldo Pirelli (Gruppo Pirelli)
Mariano Rumor (parlamentare)
Paolo Vittorelli (senatore)
Gian Gasperi Cesi Cittadini (marchese e politico)
Vittorino Chiusano (nobile, vedi 1963)
1966 – Wiessbaden, Germania
Giovanni Agnelli
Piero Bassetti (politico e imprenditore azienda Bassetti)
Manlio Brosio (Segretario Generale NATO)
Franco Malfatti (parlamentare e giornalista)
Mario Pedini (parlamentare e membro P2)
Vittorino Chiusano (nobile, vedi 1963)
1967 – Cambridge, Inghilterra
Giovanni Agnelli
Manlio Brosio (NATO)
Principe Guido Colonna di Paliano (commissario europeo, diplomatico NATO)
Mario Aggradi Ferrari (parlamentare, ministro, membro Democrazia Cristiana)
Aurelio Peccei (manager FIAT e OLIVETTI, membro fondatore del Club di Roma)
Leopoldo Pirelli (Gruppo Pirelli)
Paolo Vittorelli (senatore)
Vittorino Chiusano (nobile, vedi 1963)
1968 – Mont Tremblant, Canada
Giovanni Agnelli
Roberto Olivetti (Gruppo Olivetti)
Aurelio Peccei (manager FIAT, Olivetti, Club di Roma)
Leopoldo Pirelli (Gruppo Pirelli)
Alberto Ronchey (ministro, scrittore e giornalista Corriere della Sera)
Altiero Spinelli (Club del Coccodrillo, commissario europeo, scrittore e politico)
Ugo Stille (giornalista Corriere della Sera)
1969 – Marienlyst, Danimarca
Giovanni Agnelli
Antonio Cariglia (senatore)
Fabio Luca Cavazza (editore, scrittore, giornalista)
Piero Ottone (giornalista Corriere della Sera)
Lorenzo Vallarino Gancia (imprenditore Gruppo Asti-Gancia)
Gian Gasperi Cesi Cittadini (marchese e politico)
1970 – Bad Ragaz, Svizzera
Giovanni Agnelli
Renato Altissimo (parlamentare)
Gilberto Bernardini (fisco e docente fisica nucleare Università di Bologna)
Arrigo Levi (giornalista Corriere Della Sera, RAI)
Gian Gasperi Cesi Cittadini (marchese e politico)
1971 – Woodstock, Vermont, USA
Gian Gasperi Cesi Cittadini (marchese e politico)
Emanuele Gazzo (giornalista, fondatore Agenzia Europa)
Giuseppe Glisenti (Direttore Rai, cofondatore Democrazia Cristiana)
Gian Giacomo Migone (docente universitario, NATO, ONU)
Piero Ottone (giornalista Corriere della Sera)
Gianfranco Piazzesi (giornalista Corriere della Sera)
1972 – Knokke, Belgio
Giovanni Agnelli
Gian Gasperi Cesi Cittadini (marchese e politico)
Umberto Colombo (scienziato italiano)
Principe Guido Colonna di Paliano (commissario europeo, diplomatico, NATO)
Roberto Ducci (ambasciatore, consigliere NATO)
Arrigo Levi (giornalista Corriere della Sera, RAI)
1973 – Saltsjöbaden, Svezia
Giovanni Agnelli
Gian Gasperi Cesi Cittadini (marchese e politico)
Roberto Ducci (ambasciatore, consigliere NATO)
Raffaele Girotti (manager Montedison, ENI, senatore Democrazia Cristiana)
Siro Lombardini (economista)
Cesare Merlini (Presidente Istituto Affari Internazionali)
Ugo Stille (giornalista Corriere della Sera)
1974 – Hotel Mont D’Arbois, Megévè, Francia
Giovanni Agnelli
Enzo Bettiza (senatore, giornalista Corriere della Sera, cofondatore de Il Giornale)
Gian Gasperi Cesi Cittadini (marchese e politico)
Principe Guido Colonna di Paliano (commissario europeo, diplomatico, NATO)
Roberto Ducci (ambasciatore, consigliere NATO)
Giorgio La Malfa (parlamentare)
Arrigo Levi (giornalista Corriere della Sera, RAI)
Franco Maria Malfatti (senatore)
Alberto Rochey (giornalista Corriere Della Sera, scrittore)
1975 – Golden Dolphin Hotel, Cesme, Turchia
Giovanni Agnelli
Gian Gasperi Cesi Cittadini (marchese e politico)
Guido Carli (politico e Presidente Confindustria)
Roberto Ducci (ambasciatore, consigliere NATO)
Francesco Forte (docente universitario, parlamentare)
Giorgio La Malfa (parlamentare)
Arrigo Levi (giornalista Corriere Della Sera, RAI)
1977 – Torquay, Inghilterra
Giovanni Agnelli
Tina Anselmi (politica, partigiana e Presidente della Commissione d’inchiesta sulla loggia massonica P2)
Gian Gasperi Cesi Cittadini (marchese e politico)
Guido Carli (politico, Presidente Confindustria)
Roberto Ducci (ambasciatore, consigliere NATO)
Marcella Glisenti (scrittrice)
Carlo Sartori (pittore)
Francesco Cossiga
1978 – Princeton, New Jersey, USA
Giovanni Agnelli
Nino Andreatta
Gian Gasperi Cesi Cittadini
Roberto Ducci (ambasciatore, consigliere NATO)
Piero Ottone (giornalista Corriere Della Sera)
Paolo Savona (economista, docente universitario)
Stefano Silvestri (sottosegretario Affari Europei, consulente Difesa)
1979 – Baden, Austria
Giovanni Agnelli
Vittorio Barattieri (Direttore generale Ministero Industria)
Gian Gasperi Cesi Cittadini
Stefano Silvestri (sottosegretario Affari Europei, consulente della Difesa)
Nicola Tufarelli (FIAT)
1980 – Aachen, Germania
Luigi Barzini (scrittore)
Giorgio Benvenuto (sindacalista, segretario generale UIL)
Marchese Gian Gasperi Cesi Cittadini
Luigi Ferri (giurista)
Romano Prodi
Stefano Silvestri (sottosegretario Affari Europei, consulente della Difesa)
Barbara Spinelli (giornalista, cofondatrice Repubblica)
1981 – Burgenstock, Svizzera
Giovanni Agnelli
Romano Prodi
Stefano Silvestri
1982 – Sandefjord, Norvegia
Piero Ostellino (giornalista Corriere della Sera)
Romano Prodi
Virginio Rognoni (Ministro Affari Interni)
Stefano Silvestri
1983 – Montebello, Quebec, Canada
Umberto Agnelli
Piero Bassetti (Bassetti Spa)
Mario Monti
Paolo Zannoni
1984 – Saltsjobaden, Svezia
Giovanni Agnelli
Mario Monti
1985 – Rye Brook, New York, USA
Giovanni Agnelli
Umberto Cappuzzo (Generale Esercito Italiano)
Mario Monti
Guido Rossi (giurista e avvocato)
Giovanni Sartori (Docente Columbia University)
Paolo Zannoni (FIAT)
1986 – Gleneages, Scozia, Regno Unito
Giovanni Agnelli
Antonio Maccanico (politico, segretario generale Ufficio Presidenza Repubblica Italiana)
Mario Monti
Tommaso Padoa-Schioppa (Direttore Banca d’Italia)
Renato Ruggiero (Segretario Ministero Affari Esteri)
Gaetano Scardocchia (editore, La Stampa)
Luigi Spaventa (docente economia Università La Sapienza)
Paolo Zannoni (FIAT)
Alfredo Ambrosetti (Presidente Studio Ambrosetti)
1987 – Villa D’Este, Cernobbio, Lago di Como, Italia
Giovanni Agnelli
Luigi Caligaris (senatore)
Guido Carli (senatore)
Carlo Azelio Ciampi
Francesco Cingano (Direttore Banca Commerciale Italiana)
Raul Gardini (Direttore generale Ferruzzi Spa)
Mario Monti
Romano Prodi
Franco Reviglio (Direttore ENI)
Cesare Romiti (FIAT)
Renato Ruggiero (Segretario Ministero Affari Esteri)
Gaetano Scardocchia (editore, La Stampa)
Paolo Zannoni (FIAT USA)
Alfredo Ambrosetti
Alessandro Vanzetto (FIAT)
1988 – Telfs-Buchen, Austria
Giovanni Agnelli
Giorgio La Malfa
Mario Monti
Ugo Stille (Capo Editore Corriere della Sera)
Paolo Zannoni
1989 – La Toja, Spagna
Giovanni Agnelli
Enrico Braggiotti (Banca Commerciale Italiana)
Raul Gardini (Ferruzzi Spa)
Mario Monti
Filippo Maria Pandolfi (politico Democrazia Cristiana, vice presidente Commissione Comunità Europea)
Paolo Zannoni
1990 – Glen Cove, New York, USA
Giovanni Agnelli
Enrico Braggiotti (Banca Commerciale Italiana)
Raul Gardini (Ferruzzi Spa)
Mario Monti
Romano Prodi
Renato Ruggiero (Ministro Commercio Estero)
Paolo Zannoni
1991 – Baden Baden, Germania
Giovanni Agnelli
Giampiero Cantoni (Direttore Banca Nazionale del Lavoro)
Gianni De Michelis (Ministro Affari Esteri)
Mario Monti
Renato Ruggiero (politico e diplomatico)
1992 – Evian-les-Bains, Francia
Giovanni Agnelli
Mario Monti
Sergio Romano (La Stampa)
Renato Ruggiero
Paolo Zannoni
1993 – Atene, Grecia
Giovanni Agnelli
Mario Monti
Renato Ruggiero
Barbara Spinelli
Marco Tronchetti Provera (Pirelli Spa)
1994 – Helsinki, Finlandia
Giovanni Agnelli
Umberto Agnelli
Alfredo Ambrosetti (Gruppo Ambrosetti)
Franco Bernabè (Telecom, ENI, banchiere e vicepresidente Rothschild Europa)
Innocenzo Cipolletta (Direttore Confindustria)
Mario Draghi
Mario Monti
Renato Ruggiero
1995 – Zurigo, Svizzera
Giovanni Agnelli
Umberto Agnelli
Mario Draghi
Renato Ruggiero
1996 – Toronto, Canada
Giovanni Agnelli
Franco Bernabè
Mario Monti
Valter Veltroni
1997 - Lake Lanier, Georgia, USA
Giovanni Agnelli
Umberto Agnelli
Carlo Rossella (La Stampa)
Stefano Silvestri
1998 – Turnberry, Ayrshire, Scozia
Giovanni Agnell
Franco Bernabè
Luigi Cavalchini
Rainer Masera (Direttore Gruppo SanPaolo IMI)
Tommaso Padoa-Schioppa
Domenico Siniscalco
Enrico Mattei
1999 – Sintra, Portogallo
Agnelli Umberto
Franco Bernabè
Francesco Giavazzi (Università Bocconi)
Paolo Fresco (FIAT)
Alessandro Profumo (Unicredit)
2000 – Genval, Bruxelles, Belgio
Giovanni Agnelli
Umberto Agnelli
Alfredo Ambrosetti
Franco Bernabè
Paolo Fresco
Gianni Riotta (La Stampa)
Renato Ruggiero (Schroder Salomon Smith Barney Italia)
Giulio Tremonti
2001 – Stenungsund, Svezia
Franco Bernabè
Mario Draghi
Gian Maria Gros-Pietro (FIAT, Atlantia, Seat, Edison)
Mario Monti
Gianni Riotta
2002 – Chantilly (Virginia), USA
Mario Draghi
Mario Monti
2003 – Versailles, Parigi, Francia
Alfredo Ambrosetti
Rodolfo De Bendetti (CIR)
Franco Bernabè
Mario Draghi
Mario Monti
Marco Panara (La Republica)
Corrado Passera (Banca Intesa BCI)
Roberto Poli (ENI)
Paolo Scaroni (Enel)
2004 – Stresa, Italia
Alfredo Ambrosetti
Rodolfo De Benedetti
Franco Bernabè
Ferruccio De Bortoli (RCS Libri)
Lucio Caracciolo (Direttore rivista italiana di geopolitica Limes)
Mario Draghi
Gabriele Galateri (Mediobanca)
Francesco Giavazzi (docente Bocconi)
Cesare Merlini
Mario Monti
Corrado Passera (Banca Intesa Spa)
Gianni Riotta (Corriere della Sera)
Paolo Scaroni (Enel)
Domenico Siniscalo
Giulio Tremonti
Marco Tronchetti Provera
Ignazio Visco (Banca d’Italia)
2005 – Rottach-Egern, Germania
Franco Bernabè
John Elkann
Mario Monti
Tommaso Padoa-Schioppa
Paolo Scaroni
Domenico Siniscalo
2006 – Ottawa, Canada
Franco Barnabè
John Elkann
Mario Monti
Tommaso Padoa-Schioppa
Paolo Scaroni
Giulio Tremonti
2007 – Istanbul, Turchia
Franco Bernabè
John Elkann
Mario Monti
Tommaso Padoa-Schioppa
Paolo Scaroni Paolo
Domenico Siniscalco
Giulio Tremonti
2008 Chantilly, Virginia, USA
Franco Bernabè
Mario Draghi
John Elkann
Mario Monti
Tommaso Padoa-Schioppa
2009 – Atene, Grecia
Franco Bernabè
Mario Draghi
John Elkann
Mario Monti
Tommaso Padoa-Schioppa, Minister of Finance, President “Notre Europe”
Romano Prodi
Domenico Siniscalco
2010 – Sitges, Spagna
Franco Bernabè Franco, CEO, Telecom Italia s.p.a
Fulvio Conti Fulvio (ENI)
John Elkann John
Mario Monti
Tommaso Padoa-Schioppa
Gianfelice Rocca (Gruppo Techint, Confindustria)
Paolo Scaroni
2011 – Sant Moritz, Svizzera
Franco Bernabè
John Elkann
Mario Monti
Paolo Scaroni
Giulio Tremonti Giulio
[fonte: Bilderberg Meeting Report]




domenica 6 gennaio 2013

L'Oscuro Disegno Di Monti

Quello che sta accadendo in Italia in questi giorni, sta superando ogni limite della democrazia, mentre ormai la gente muore di fame e l'economia è prossima alla paralisi.
Il Presidente del Consiglio uscente, Mario Monti, ostinatamente e presuntuosamente ha deciso nei giorni scorsi di candidarsi e difendere la carica in possesso.
Lo farà con una pseudo lista civica intestata a suo nome.
Per tutti coloro che non masticano in modo particolarmente agevole la politica interna del nostro Paese, ricordiamo che Mario Monti, fu nominato nel novembre del 2011, come Presidente "super partes" e "tecnico" per salvare l'Italia da un imminente presunto default finanziario.
La crisi di Governo che lo portó a larghissima maggioranza ad essere eletto, fu inscenata dal Presidente della Repubblica Napolitano, dopo una telefonata che quest'ultimo ebbe con il Cancelliere tedesco Angela Merkel. Ecco cosa scrisse in merito il NY Times:
[...] "Merkel disse a Napolitano che gli sforzi dell’Italia per tagliare il deficit erano stati “apprezzati”, ma che l’Europa avrebbe davvero voluto vedere riforme più aggressive per far ripartire la crescita. Disse che era preoccupata che Berlusconi non fosse abbastanza forte da riuscirci. [...]
Come ben sappiamo, Napolitano obbedì e alla prima mozione di sfiducia chiese al Cavaliere di Presentarsi al Quirinale per rassegnare le sue dimissioni.
Ecco invece cosa ebbe modo di dire Berlusconi su tale decisione:
"Ho lasciato il Governo senza mai essere sfiduciato in Parlamento: l'ho fatto per evitare che la speculazione finanziaria si accanisse contro l'Italia e contro il risparmio delle famiglie. L'ho fatto per senso di responsabilita', per senso dello Stato. E' stato un sacrificio ma sapevo bene che la causa della crisi non era il nostro governo. La causa era ed e' ancora l'Euro".
E poi: "Nonostante la manovra del governo dei professori lo spread rimane a livelli elevati e la crisi economica continua a mordere", ha aggiunto l'ex premier, "risulta sempre piu' evidente la vergogna di chi ha indicato il mio governo come l'unica causa di questa situazione". Quindi il leader del Pdl fa un appello all'ottimismo: "Anche questa volta ce la faremo, siamo un grande Paese e un grande popolo", ma sottolinea anche come l'Europa sia "divisa e incapace di decidere" e come "i mercati lo hanno capito...".
Mario Monti fu quindi indicato come Presidente Del Consiglio probabilmente dalla stessa Merkel, dopo essersi consultata con Draghi e il resto dell'élite finanziaria che fa ombra al Parlamento europeo.
Ma perché proprio Mario Monti?
Eletto pochi giorni prima della sua nomina, senatore a vita della Repubblica Italiana, è in politica da tempo, rivestendo cariche illustri a livello europeo e internazionale.
Fa parte dell’Aspen Institute, ha preso parte a diverse riunioni del gruppo Bilderberg e ricoperto addirittura il ruolo di “Presidente europeo” della Trilaterale Commission del magnate Rockfeller, braccio destro della potentissima famiglia Rothschild, che ha in mano quasi tutte le banche centrali del mondo.
Ha ricoperto importanti incarichi (è stato advisor) per la superbanca d’affari USA Goldman Sachs, definita “il miglior posto per produrre denaro che il capitalismo globale sia mai riuscito a immaginare” con una capacità d’investimento di 12.000 miliardi di euro all’anno (il debito pubblico che sta mettendo in ginocchio l’Italia ammonta a poco meno di 2.000 mld di euro) e un valore di oltre un trilione, ovvero un miliardo di miliardi (1.000.000.000.000.000.000).
La Goldman Sachs ha una condotta disumana e non si fa scrupoli nello speculare sulla povertà della gente per produrre ricchezza.
Nella Morgan Stanley invece, legata alla Goldman Sachs, lavora il figlio di Monti, “Monti jr“.
Le associazioni di stampo massonico citate come la Aspen Institute, i Bilderberg, la Trilateral Commission e le ”super banche” Goldman Sachs e Morgan Stanley, hanno personaggi correlati, tra cui Mario Monti, che sono interlocutori con la politica e i governi dei singoli stati, tra cui ovviamente l'Italia.
La nomina di Monti è avvenuta quindi per porre una pedina fondamentale nel nostro Paese, al fine di tenerci sotto scacco a favore della Germania. Il motivo di questo subdolo gioco dei massoni europei, iniziato già all'alba primo governo Berlusconi, è quello di creare un'area mediterranea capace di offrire manodopera a buon mercato, assieme agli altri paesi più poveri come Grecia, Spagna e Portogallo.
Un malefico disegno, pari a quello dell'Europa Hitleriana, che probabilmente vorrebbe dividere l'Europa in aree produttive.
Al fine di raggiungere ed ottenere questo disegno, senza guerre e rivoluzioni, l'unico modo era appunto inscenare una crisi globale pari a quella americana, capace di spingere i governi, in modo del tutto naturale ad attuare delle manovre altrimenti improponibili e repressive.
La Germania, grazie alla sua potente economia, è diventata il paese filo conduttore per la massoneria europea, per dar vita a manovre e le speculazioni finanziarie a danno degli alleati più deboli. Ed ecco che si ripete per la terza volta quello che era già accaduto prima delle due grandi guerre mondiali.
Il piano degli Illuminati poc'anzi esposto, prende concretamente forma con il Trattato del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) in diciassette paesi europei.
E' un'istituzione finanziaria internazionale con sede in Lussemburgo, che ufficialmente dovrebbe prestare aiuto economico agli stati membri in difficoltá ma che invece porrà fine alla sovranità nazionale.
Gli stati non avranno piu' la possibilita' di trattare e di discutere democraticamente con la loro popolazione le misure economiche da attuare, dovendosi limitare ad applicare le riforme strutturali imposte dal fondo.
Il Trattato del Mes sarà sovrannazionale, segreto e il potere esercitato sui singoli stati sarà assoluto.
Pertanto gli stati membri si impegnano incondizionatamente e irrevocabilmente a versare al MES qualsiasi somma venga loro richiesta e ad adottare le misure economiche da esso stabilite.
Tale obbligo e' irrevocabile anche nel caso in cui ci fossero nel singolo stati cambiamenti di governo e parlamentari.
Grazie a questo strumento di repressione della democrazia, eppur legale e trasparente, gli Illuminati cercheranno di ridurre definitivamente in schiavitù i paesi membri, per dar vita al loro piano malefico. Parte di questo meccanismo è molto simile a quello che accade tutt'ora in Europa con il Patto di Stabilità.
Il PSC, o "Trattato di Amsterdam", fu stipulato e sottoscritto nel 1997 dai paesi membri dell'Unione Europea, inerente al controllo delle rispettive politiche di bilancio pubblico, al fine di mantenere fermi i requisiti di adesione all'Unione Economica e Monetaria europea (Eurozona). Ma si è rivelato uno strumento capace di sottomettere soltanto i paesi più deboli a rigidi obiettivi di bilancio, restando inapplicato per i Paesi leader come Germania e Francia.
Questi strumenti, possono agire legalmente da leva, per tenere sotto scacco le economie di interi stati membri, proprio come è successo per l'Italia. I modi e i termini sono chiari. Basta un'oscillazione negativa persistente dell'andamento dei titoli di stato di un paese nei confronti di un altro (Germania), per far crollare il disavanzo o "spread" e necessitare azioni governative restrittive sulla popolazione, come tagli, tasse e riforme lesive.
Monti è stato una pedina fondamentale per far approvare in modo legale queste direttive che vengono ufficialmente dettate dall'Unione Europea ma che sono legate ai dettami dell'alta finanza che sottostà alla stessa.
L’Italia, come altri Paesi deboli, sono costretti a pagare interessi altissimi per avere liquidità, in quanto ha perso la possibilità di stampare cartamoneta, affidata alla BCE, che é finanziata anche dalla Goldman Sachs.
L'oscuro disegno prende piede in modo molto accelerato in Europa. Esiste ancora la possibilità di resistenza?
A cura di Arthur McPaul

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